Assegnato il Premio Nobel per l'Economia: tra i tre premiati anche l'armeno Daron Acemoglu
a cura di Carlo Coppola
Il Premio Nobel per l'Economia, ufficialmente chiamato Premio Sveriges Riksbank in Scienze Economiche in Memoria di Alfred Nobel, per l'anno 2024, è stato assegnato a tre scienziati del Massachusetts Institute of Technology, più noto con l'acronimo MIT. Si tratta di Daron Acemoglu, Simon Johnson e James A. Robinson.
Con la loro ricerca questi tre economisti hanno contribuito a comprendere le differenze di prosperità tra le diverse nazioni e hanno mostrato l’importanza delle istituzioni pubbliche per la prosperità di un paese. Nella loro ricerca gli scienziati spiegano perché le ex colonie, un tempo ricche, ora sono diventate povere e viceversa.
Daron Acemoglu è nato nel 1967 a Istanbul, Turchia, da genitori armeni. Ha conseguito il Dottorato di ricerca nel 1992 presso la London School of Economics and Political Science, Regno Unito. È attualmente professore presso il Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, USA.
Simon Johnson è nato nel 1963 a Sheffield, Regno Unito. È dottore di ricerca nel 1989 presso il Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, USA. Come Acemoglu è attualmente Professore presso il Massachusetts Institute of Technology, Cambridge.
James A. Robinson, classe 1960 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca nel 1993 presso la Yale University, New Haven, CT, USA. Attualmente è Professore presso l'Università di Chicago.
Nel comunicato stampa della Fondazione Nobel così leggiamo:
"I vincitori di quest'anno nelle scienze economiche, Daron Acemoglu, Simon Johnson e James Robinson, hanno dimostrato l'importanza delle istituzioni sociali per la prosperità di un paese. Le società con uno stato di diritto scadente e istituzioni che sfruttano la popolazione non generano crescita o cambiamenti in meglio. La ricerca dei vincitori ci aiuta a capire perché.
Quando gli europei colonizzarono vaste parti del globo, le istituzioni di quelle società cambiarono. A volte ciò fu drammatico, ma non avvenne allo stesso modo ovunque. In alcuni luoghi l'obiettivo era sfruttare la popolazione indigena ed estrarre risorse a beneficio dei colonizzatori. In altri, i colonizzatori formarono sistemi politici ed economici inclusivi a beneficio a lungo termine dei migranti europei.
I vincitori hanno dimostrato che una spiegazione delle differenze nella prosperità dei paesi sono le istituzioni sociali introdotte durante la colonizzazione. Le istituzioni inclusive sono state spesso introdotte in paesi che erano poveri quando sono stati colonizzati, con il risultato nel tempo di una popolazione generalmente prospera. Questa è una ragione importante per cui le ex colonie che un tempo erano ricche ora sono povere, e viceversa.
Alcuni paesi rimangono intrappolati in una situazione con istituzioni estrattive e bassa crescita economica. L'introduzione di istituzioni inclusive creerebbe benefici a lungo termine per tutti, ma le istituzioni estrattive forniscono guadagni a breve termine per le persone al potere. Finché il sistema politico garantisce che manterranno il controllo, nessuno si fiderà delle loro promesse di future riforme economiche. Secondo i vincitori, questo è il motivo per cui non si verifica alcun miglioramento.
Tuttavia, questa incapacità di fare promesse credibili di cambiamento positivo può anche spiegare perché a volte si verifica la democratizzazione. Quando c'è una minaccia di rivoluzione, le persone al potere si trovano di fronte a un dilemma. Preferirebbero rimanere al potere e cercare di placare le masse promettendo riforme economiche, ma è improbabile che la popolazione creda che non tornerà al vecchio sistema non appena la situazione si sarà stabilizzata. Alla fine, l'unica opzione potrebbe essere quella di trasferire il potere e stabilire la democrazia.
"Ridurre le grandi differenze di reddito tra i paesi è una delle sfide più grandi del nostro tempo. I vincitori hanno dimostrato l'importanza delle istituzioni sociali per raggiungere questo obiettivo", afferma Jakob Svensson, presidente del comitato per il premio in scienze economiche. Sembra insomma che il paradigma keinesiano sia decisamente riaffermato con forza all'interno delle teorie economiche mondiali, al contempo si evidenzia che nessuna dottrina economica può prescindere dai principi di equilibrio della bilancia mondiale.
C'è ora da domandarsi se ci saranno ripercussioni positive dopo questa ricerca a livello internazionale e quali saranno, oppure tutto resterà, come sempre, lettera morta e il mondo degli squilibri, della legge del più forte, dell'homo homini lupus, continuerà a prevalere senza "se" e senza "ma", nonostante gli avvertimenti.