ROL: Lascia o Raddoppia
a cura di Marina Basile
Sono in arrivo notizie preoccupanti per i lavoratori di Banca BDM Spa alle soglie del 2025. L’ultimo comunicato sindacale datato 1° ottobre 2024, diffuso dalle organizzazioni sindacali interne alla ex Banca Popolare di Bari ha posto in stato di allerta buona parte dei lavoratori e ha scatenato un acceso dibattito tra i dipendenti dell’istituto bancario che hanno chiesto un'analisi approfondita del testo, a loro avviso confuso e poco trasparente. A prima vista, sembrerebbe una comunicazione tecnica, ma uno sguardo più attento mette in luce qualcosa di più significativo: “una cambiale non incassata”, frutto di accordi preventivi. Apparentemente criptico, questo messaggio ha sollevato dubbi e perplessità e i lavoratori, disorientati, chiedono adesso maggiore chiarezza e trasparenza.
Per comprendere meglio la situazione attuale, è necessario risalire all'accordo del 10 giugno 2020, firmato tra le parti sociali e tuttora in vigore. Questo documento, volto a ridurre i costi del lavoro, ha introdotto misure piuttosto pesanti per i dipendenti, come l'istituzione di un fondo di solidarietà destinato ai lavoratori prossimi alla pensione, che potevano aderire liberamente e uscire anticipatamente dal mondo del lavoro entro il 31 dicembre 2024. Inoltre, l'accordo ha imposto una riduzione delle retribuzioni attraverso la riduzione dell'orario di lavoro (ROL).
Al momento della firma, alcuni dei sindacalisti più rappresentativi, firmatari dell'accordo, diedero un esempio apparentemente virtuoso, manifestando - con la sottoscrizione di una preventiva adesione - interesse per il pensionamento anticipato e sollecitando gli altri lavoratori a fare lo stesso. L'effetto? Un'adesione coerente e massiccia da parte dei 500 dipendenti, che, spinti dal desiderio di aiutare l'azienda e garantire una prospettiva di futuro per i colleghi più giovani, accettarono di uscire prima del previsto. La Banca, soddisfatta del risultato, poteva così ridurre i costi del personale, e tutto sembrava procedere secondo i piani.
Oggi, con l'approssimarsi del termine del 31 dicembre 2024, tuttavia, emerge una nuova realtà. Di quelle adesioni iniziali, mancano all'appello ben 49 lavoratori che, pur avendo manifestato interesse per l'uscita anticipata, si sono tirati indietro. E chi sono? Proprio quei sindacalisti che avevano firmato l'accordo e convinto i loro colleghi a seguirli. Una beffa non da poco per chi, fidandosi della parola data, aveva compiuto un sacrificio personale e professionale ed economico.
Questi 49 rinunciatari, tra l’altro, rappresentano oggi un costo non indifferente per la banca, costo che oscilla tra i 7 e gli 11 milioni di euro precedentemente già accantonati per il loro esodo, somme che rimangono ora pressoché inutilizzabili per altri fini di bilancio. Dal 2025, pertanto, questi dipendenti, invece di lasciare il lavoro, rimarranno in servizio, continuando a ricevere lo stipendio, nonostante la loro età avanzata (alcuni hanno già superato i 60 anni, altri i 65).
I lavoratori intendono inoltre mettere in evidenza che il comunicato sindacale del 1° ottobre 2024 nel corpo del testo presenti un grosso vulnus dato che si è limitato a citare solo parzialmente l'articolo 11.2 dell'accordo del 2020, omettendo una parte cruciale del testo. Nel corpo del volantino sindacale del primo ottobre viene citata, infatti, in modo parziale e fuorviante, solo la prima parte dell'articolo 11.2 dell'accordo, con omissione di quella finale. La parte finale, infatti, recita che “… in tale ambito anche le ulteriori misure di riduzione del costo del lavoro riguarderanno – prioritariamente – i lavoratori rientranti nell'ambito di applicazione degli art. 3, 4 e 5 che hanno concordato la risoluzione del rapporto di lavoro …”, guarda caso, tra i 49 ci sono anche quei sindacalisti che ora hanno deciso di rimanere in servizio.
A questo punto una domanda sembra sorgere spontanea: è giusto che il peso di questa "cambiale", il cui importo - come detto - si aggira tra i 7 e gli 11 mln, venga distribuito ancora una volta tra tutti i lavoratori della banca, tramite il rinnovo della ROL per l’anno 2025, o debba invece gravare esclusivamente su coloro che, avendo sottoscritto l'accordo, hanno poi rinnegato il proprio impegno?
I lavoratori di Banca BDM non possono che sentirsi traditi. La battuta cinica che sembrerebbe circolare tra alcuni sindacalisti, "compagno tu fatichi e io magno", esemplifica la profonda frattura tra chi in questi anni ha compiuto grossi sacrifici e chi, invece, sembra essersi tirato indietro all'ultimo momento. E la risposta, ironicamente proposta da alcuni, suona come un monito: "compagno mi cancello e tu torni al lavoro giovincello". Un modo ironico ma efficace per spingere quei sindacalisti che hanno perso di vista la loro missione a tornare al lavoro, mettendo fine a una lunga inattività.
La situazione alla Banca BDM riflette un malessere profondo, nato da scelte difficili che avrebbero dovuto portare beneficio a tutti, ma che alla fine sembrano privilegiare pochi. La gestione del fondo di solidarietà e le conseguenze degli accordi firmati lasciano aperte molte domande, soprattutto sull'equità e sull'integrità delle decisioni prese dai rappresentanti dei lavoratori.
In conclusione la vicenda che coinvolge i lavoratori della Banca BDM SpA è un esempio lampante di come le decisioni sindacali e aziendali, se non gestite con trasparenza e coerenza, possano generare disillusioni e tensioni all'interno di un'organizzazione. I lavoratori, che hanno dato il loro contributo alla banca, meritano chiarezza e rispetto. Resta da vedere se, entro il 31 dicembre 2024, si riuscirà a risolvere questa intricata partita, o se la "cambiale" rimarrà insoluta, a scapito di chi, fin dall'inizio, ha fatto la propria parte.
Fonte: Quotidiano di Bari